
Un impiegato di Poste Italiane, infatti, cui gli si riconosca il diritto all'indennità di mensa per il turno che svolge, dovrebbe pranzare con 3 euro, tanto è il controvalore del buono pasto che l'azienda distribuisce ai propri dipendenti

Come se non bastasse, il retro del buono pasto contiene l'indicazione che esso "non è cumulabile", evidentemente, con altro buono pasto, per raggiungere - che sò! - la strabiliante somma di 6 euro, o di 9 euro, mediante i quali si potrebbe godere di un pasto assolutamente abnorme e, dunque, deleterio per l'efficienza lavorativa del dipendente che, poi, c'è il rischio che si addormenti sul luogo di lavoro a causa di difficoltà digestive per il troppo mangiare. Meglio, dunque, praticare le più efficienti misure di sicurezza sul lavoro, tenendo il dipendente quasi a

L'idea, per la verità, non è nuova, se è vero, come è vero, che anche Napoleone, nella campagna d'Italia, teneva i soldati della sua armata raccogliticcia a digiuno fin da due giorni prima delle battaglie importanti, con lo scopo di renderli più determinati nell'assalto del nemico.
E tanto deve aver pensato anche Poste Italiane, con il fido consenso del sindacato.
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