domenica 24 giugno 2012

Le zecche della crisi e della scuola = SSIS TFA


Già che c'è la crisi ci sono anche le zecche che rodono questa specie di sventurati. Sono i cosiddetti "giovani" di 25-40 anni, quelli che una volta, si chiamavano uomini, tout court (anche donne, ovviamente), ma che oggi, come per l'infanzia dell'inizio del Novecento e prima, non erano soggetti economici perché allora erano impiegati in lavoretti solo in casa, cioè i bambini fino a 8-10 anni, perché da li in poi cominciava il lavorare a garzone, cioè quello che oggi si direbbe lavoro dipendente (mi vien da pensare anche ai collaboratori esterni con partita Iva).
Intanto che vi dico il resto rilassiamoci con E' un mondo difficile di Tonino Carotone.



Le zecche, tanto per essere espliciti, sono coloro che succhiano sangue da questi sventurati della crisi: c'è chi lo fa istituzionalmente, come i sindacati che organizzano corsi di perfezionamento (sic!!?) come le SSIS, e chi lo fa con il partenopeo senso dell'arrangiarsi come ad esempio questo organismo, con facce strasorridenti di giovani aspiranti (che schifosi!) ad un posto di lavoro (leggete i commenti, in basso alla pagina), che è di proprietà di 2 soggetti: 1) Omniacom, un consorzio di Argenta (FE), i cui partner sono le università di Ferrara, di Firenze e di Padova, l'ACI, l'ETT (che è un cavallo di troia di società e organismi vari pubblici e privati), la Provincia di Bologna, il Comune di Argenta, ed Elettrogas; 2) L'associazione dei dirigenti scolastici A.N.DI.S., cioè organismi che anziché produrre ricchezza, per le imprese cui dicono di rivolgersi (e mica sono sceme le imprese a farsi abbindolare da questi!), succhiano (in mancanza di meglio) tra coloro che si possono ancora abbinbolare con promesse di lavoro, e cioè gli eterni esclusi dal mondo del lavoro (e della dignità della persona umana).

Pare che il governo (con la g più minuscola possibile, tanto è disprezzabile una classe dirigente come quella degli ultimi 20-30 anni) si preoccupi di creare posti di lavoro e, allora, se non c'è lavoro, inventiamoci qualcosa, mettiamo ordine: ci sono centinaia di migliaia di laureati in cerca di lavoro. Cosa sanno fare? Solo 2+3? Eh no, devono saper fare anche 3+4! Ci vuole un corso ulteriore, a pagamento, ovviamente (mica stiamo a pettinare le bambole!).
Niente di più facile che inventarsi competenze ulteriori, da incastrare ad una laurea salvo, poi, fare una bella graduatoria degli idonei e, tolti i primi 3-4 fortunati, buttare il resto nel cesso.
Solo che l'utile dell'operazione perfezionamento è rimasta nelle tasche di chi ha organizzato i corsi, mentre a chi li ha frequentati gli rimane un buco secco nel conto corrente di qualche migliaio di euro. Consiglierei sempre di seguire il flusso del denaro per capire un fenomeno e se le premesse porteranno ai risultati attesi (terminologia dovuta a deformazione professionale da insegnante: anche io lo sono).

Evviva: questa sì che è redistribuzione del reddito e delle opportunità! Dagli incapienti ai capienti (come li definiva qualche ministro spocchioso)! Cioè dai poveri ai ricchi.

Non sono nell'arco di età delle persone di cui parlo, ma in quell'arco ci sono i miei figli, e i figli dei miei amici, ecc.. Però vedo questa operazione come una ulteriore conferma del tradimento dei valori generali della cosiddetta democrazia. Dai tempi in cui saltavano le teste sull'apparecchio di Monsieur Guillotin pare si sia peggiorato il quadro della ridistribuzione della ricchezza prodotta dai popoli: sempre meno ai più, sempre più ai meno.
Non che voglia predicare il tagliar le teste, stiano tranquilli i benpensanti, ma una coerenza è d'obbligo, e cioè la rispondenza tra i fini che si dichiarano e i risultati cui si perviene. Il nome, semplice semplice, di questo concetto si chiama responsabilità. E quando sento un politico che dice di aver fatto una certa cosa per senso di responsabilità mi viene pensato alla sanzione qualora questa responsabilità non si sia concretata in ciò che aveva promesso. Avete mai visto un politico che abbia pagato appropriatamente per le sue irresponsabilità? Al massimo lo mandiamo a casa, con tanto di pensione milionaria a godersi i nipotini e a perpetrare più accanito di prima quanto già misfaceva, e in assoluta libertà.

Da qui, il mio subliminale ascende a quel Mensieur.
Qualcosa in proposito ho già detto anche quiquiquiquiquiqui.

Le zecche della crisi e della scuola

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