Il motivo è dovuto alla sempre più forte attualità del suo contenuto, dal momento che contro l'ipocrisia del potere (politico, ma anche delle grandi aziende e della criminalità organizzata in un coacervo difficilmente distinguibile come sostiene il Generale Fabio Mini nel suo libro La guerra dopo la guerra, Einaudi 2003) nulla possono i normali cittadini, nè con la protesta pacifica nè con lo strumento del voto, che si sta rivelando sempre più una farsa o, quanto meno, un rito svuotato di contenuti e, dunque, a maggior ragione, una farsa e una beffa alla ragione umana.
... Infine noi non attacchiamo la democrazia sulla linea che partendo da De Maistre si arrampica, attraverso Nietzsche, fino a … e agli infiniti altri che fanno carico alla liberaldemocrazia della straordinaria decadenza, soprattutto morale, della società moderna.
Non è la decadenza, morale o meno, che ci interessa qui. Ma la coerenza. Noi crediamo che tutti i sistemi siano più o meno buoni, o che comunque abbiano la possibilità di reggere, a seconda che rispettino le premesse e i postulati su cui poggiano o affermano di farlo. Se questa coerenza non c'è, o viene meno, il sistema, prima o poi, crolla. Non perché perda la legittimità - … - ma la credenza nella sua legittimità da parte di coloro che vi sono sottoposti.
Il féudalesimo ha funzionato discretamente per parecchi secoli, in Europa. I patti erano chiari. I contadini e gli artigiani lavoravano e mantenevano la comunità, i signori, in cambio, avevano però due obblighi precisi: dovevano difendere il territorio … e amministrare la giustizia nei loro feudi. Quando delegano ad altri il mestiere delle armi, lasciano, di fatto, i loro castelli e si trasferiscono a Versailles a fare, imparruccati, imbellettati e merlettati, i bellimbusti, la borghesia li caccerà, giustamente, a pedate nel sedere.
Temo che la democrazia sia su questa strada. …
La democrazia rappresentativa, liberale, borghese, insomma la "democrazia reale" come la conosciamo e la viviamo, e che è attualmente egemone, non è la democrazia. È una finzione. Una parodia. Un imbroglio. Una frode. Una truffa. Noi la definiamo in modo brutale, e in una prima approssimazione che pecca per difetto (perché, come vedremo, la realtà è persino peggiore): «un modo per metterlo nel culo alla gente col suo consenso». (pag. 29-31)
Secondo la vulgata gli elementi considerati essenziali, e minimali, per l'esistenza della democrazia sono: 1) Il voto deve essere uguale. E’ il concetto che gli anglosassoni esprimono col distico one man, one vote, un uomo un voto. … 2) Il voto deve essere libero. Deve cioè essere conseguenza di una scelta spontanea, consapevole fra opzioni effettivamente diverse. I governanti devono avere un reale consenso da parte dei governati. 3) I governati devono essere in grado di esercitare un controllo sull'attività e sulle decisioni dei governanti. 4) Questi atti devono essere pubblici e trasparenti. 5) Il rispetto di procedure predeterminate. 6) L'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. 7) La democrazia, come quasi ogni altro sistema (…), rifiuta la violenza come metodo di risoluzione dei conflitti politici e privati e la sostituisce, per i primi, con elezioni a suffragio universale e con l’imperio della legge per i secondi. (pag.52-53)
La classe politica democratica è formata da persone che hanno come elemento di distinzione unicamente, e tautologicamente, quello di fare politica. La loro legittimazione è tutta interna al meccanismo politico che le ha prodotte. Sono i professionisti della politica, che vivono di politica e sulla politica secondo la lucida e spietata analisi di Max Weber che scrive «di politica come professione vive chi tende a farne una duratura forma di guadagno» …. Poiché non è necessaria alcuna qualità prepolitica la selezione della nomenklatura è autoreferenziale, puramente burocratica, avviene all'interno degli apparati di partito attraverso lotte oscure, feroci, degradanti, spesso truffaldine. …
Nota Tocqueville: «Nella democrazia i semplici cittadini vedono un uomo uscire dalle loro file e giungere in pochi anni alla ricchezza e alla potenza; questo spettacolo suscita la loro sorpresa e la loro invidia, essi ricercano in che modo colui che era un loro uguale sia oggi investito del diritto di dirigerli». Vediamo e sentiamo i nostri governanti simili a noi e forse, a torto o a ragione, peggiori di noi e li disprezziamo. Sartori scrive che «noi valutiamo gli uomini, rifiutiamo di obbedire a chi disprezziamo». La democrazia dimostra che è vero il contrario: si ubbidisce anche a chi si disprezza. E se la credenza nella legittimità del sistema democratico può restare sufficientemente alta da tenerlo in piedi, quella delle persone che concretamente lo incarnano è quasi nulla". (pag. 57-58)
(1) - Tratto da: Massimo Fini, Sudditi – Manifesto contro la democrazia, Marsilio, 2004.
Il féudalesimo ha funzionato discretamente per parecchi secoli, in Europa. I patti erano chiari. I contadini e gli artigiani lavoravano e mantenevano la comunità, i signori, in cambio, avevano però due obblighi precisi: dovevano difendere il territorio … e amministrare la giustizia nei loro feudi. Quando delegano ad altri il mestiere delle armi, lasciano, di fatto, i loro castelli e si trasferiscono a Versailles a fare, imparruccati, imbellettati e merlettati, i bellimbusti, la borghesia li caccerà, giustamente, a pedate nel sedere.
Temo che la democrazia sia su questa strada. …
La democrazia rappresentativa, liberale, borghese, insomma la "democrazia reale" come la conosciamo e la viviamo, e che è attualmente egemone, non è la democrazia. È una finzione. Una parodia. Un imbroglio. Una frode. Una truffa. Noi la definiamo in modo brutale, e in una prima approssimazione che pecca per difetto (perché, come vedremo, la realtà è persino peggiore): «un modo per metterlo nel culo alla gente col suo consenso». (pag. 29-31)
Secondo la vulgata gli elementi considerati essenziali, e minimali, per l'esistenza della democrazia sono: 1) Il voto deve essere uguale. E’ il concetto che gli anglosassoni esprimono col distico one man, one vote, un uomo un voto. … 2) Il voto deve essere libero. Deve cioè essere conseguenza di una scelta spontanea, consapevole fra opzioni effettivamente diverse. I governanti devono avere un reale consenso da parte dei governati. 3) I governati devono essere in grado di esercitare un controllo sull'attività e sulle decisioni dei governanti. 4) Questi atti devono essere pubblici e trasparenti. 5) Il rispetto di procedure predeterminate. 6) L'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. 7) La democrazia, come quasi ogni altro sistema (…), rifiuta la violenza come metodo di risoluzione dei conflitti politici e privati e la sostituisce, per i primi, con elezioni a suffragio universale e con l’imperio della legge per i secondi. (pag.52-53)
La classe politica democratica è formata da persone che hanno come elemento di distinzione unicamente, e tautologicamente, quello di fare politica. La loro legittimazione è tutta interna al meccanismo politico che le ha prodotte. Sono i professionisti della politica, che vivono di politica e sulla politica secondo la lucida e spietata analisi di Max Weber che scrive «di politica come professione vive chi tende a farne una duratura forma di guadagno» …. Poiché non è necessaria alcuna qualità prepolitica la selezione della nomenklatura è autoreferenziale, puramente burocratica, avviene all'interno degli apparati di partito attraverso lotte oscure, feroci, degradanti, spesso truffaldine. …
Nota Tocqueville: «Nella democrazia i semplici cittadini vedono un uomo uscire dalle loro file e giungere in pochi anni alla ricchezza e alla potenza; questo spettacolo suscita la loro sorpresa e la loro invidia, essi ricercano in che modo colui che era un loro uguale sia oggi investito del diritto di dirigerli». Vediamo e sentiamo i nostri governanti simili a noi e forse, a torto o a ragione, peggiori di noi e li disprezziamo. Sartori scrive che «noi valutiamo gli uomini, rifiutiamo di obbedire a chi disprezziamo». La democrazia dimostra che è vero il contrario: si ubbidisce anche a chi si disprezza. E se la credenza nella legittimità del sistema democratico può restare sufficientemente alta da tenerlo in piedi, quella delle persone che concretamente lo incarnano è quasi nulla". (pag. 57-58)
(1) - Tratto da: Massimo Fini, Sudditi – Manifesto contro la democrazia, Marsilio, 2004.
2 commenti:
per me la democrazia è morta in grecia:se il governo decide una cosa ma il popolo scende in piazza e dice di no,il governo deve cambiare rotta se non cambia c'è poca differenza con l'iran o con la cina.
No, neanche in Grecia non c'è mai stata la "democrazia". Le donne non votavano, gli schiavi nemmeno, e nemmeno gli idioti (la parola viene da "i-dotes", cioè i senza dote, ovvero i poveri, e perchè non avendo una dote o patrimonio da difendere non potevano sapere di cosa si stesse parlando, e quindi non avrebbero potuto prendere decisioni appropriate). E questa degli antichi greci la chiamiamo democrazia?
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